Ben Vautier (Napoli, 1935), noto semplicemente come Ben, è una figura di riferimento dell’arte concettuale e del movimento Fluxus. La sua opera, ininterrotta e ironica, si fonda sull’idea che l’arte coincida con la vita e che ogni gesto, parola o oggetto possa diventare arte se inserito in un contesto di consapevolezza critica.
Cresciuto a Nizza, Ben sviluppa negli anni Cinquanta un’attività sperimentale che lo porta a fondare la sua galleria-libreria “Ben doute de tout”, vero e proprio laboratorio di idee. Le sue opere più note sono le “écritures”, frasi scritte a mano su fondi neri, con una calligrafia riconoscibile e spesso provocatoria: “L’art est inutile”, “Je signe tout”, “Tout est art”.
Attraverso l’uso diretto della scrittura, Ben trasforma il linguaggio in oggetto visivo e concettuale, invitando lo spettatore a riflettere sul valore e sul limite della comunicazione.
La sua poetica, ironica e filosofica insieme, è una continua sfida alle istituzioni dell’arte e ai suoi confini. Partecipe di Fluxus, Vautier utilizza performance, installazioni e gesti quotidiani per dissolvere la separazione tra arte e vita. La sua firma, applicata su qualsiasi cosa, diventa simbolo della soggettività radicale dell’artista.
Ben affronta con leggerezza temi profondi: la libertà, il dubbio, l’identità, il mercato. Le sue opere sono atti linguistici, ma anche esperienze partecipative. In lui convivono l’ironia dadaista e la lucidità concettuale, il gioco e la critica.
Attraverso la parola, Ben Vautier ha ridefinito l’idea stessa di opera d’arte, trasformando la comunicazione in atto estetico e politico.